Una nuova abitudine non è facile da acquisire.
Prima, è necessario attraversare 2 fasi:
- nella prima, siamo caricati dall’adrenalina, la voglia di fare è a mille e l’entusiasmo ci può portare addirittura a esagerare. In questa prima fase, bisogna stare attenti a non strafare ed a conservare un po’ di energia per la seconda fase;
- nella seconda fase, l’eccitazione per la novità è passata e noi andiamo avanti sostenuti solo dalla forza di volontà. Si tratta del momento più difficile, in cui è facile mollare e tornare alle nostre vecchie abitudini. Qui saltano fuori tutte le difficoltà che non avevamo previsto inizialmente. Mettiamoci in testa che si tratta solo di una fase di passaggio, stringiamo i denti e non molliamo.
Se riusciamo a superare questa seconda fase, l’abitudine è nostra, diventa un’azione per noi usuale e la svolgiamo senza più sentirne il peso.
Acquisire una nuova abitudine è come correre una maratona: bisogna superare il nostro chilometro di piombo per arrivare al traguardo dell'”immortalità”:
“Ho sempre avuto una fascinazione segreta per quei fachiri in movimento che sono i maratoneti. La loro corsa è un viaggio in cui si incontrano culmini di onnipotenza e strapiombi di disperazione. Chiunque affronti il percorso troverà in agguato un chilometro di piombo, durante il quale i pensieri si appesantiscono assieme alle gambe e la mente si rifiuta di sopportare il dolore: vorrebbe soltanto arenarsi al bordo della strada.
In quel momento il maratoneta decide se ritirarsi o resistere. La crisi lo sovrasta e nessuno in coscienza può dirgli quando finirà. Ma l’atleta fa una scommessa con il proprio destino e rinvia la resa di un metro, di un altro, e poi di un altro ancora: finché le gambre ricominciano a respirare un’aria più leggera.
Tagliato il traguardo, scoprirà che il chilometro di piombo lo ha trasformato. Avendo oltrepassato la morte, è diventato immortale.”
Tratto da “Avrò cura di te” di Chiara Gamberale e Massimo Gramellini