La forza della disciplina

Molti vedono la disciplina come una prigionia.

Invece, la disciplina è nostra amica e ci regala libertà e benessere.

Glenn Livingstone nel libricino “Never binge again” di cui vi ho parlato qui fa l’esempio della patente. Ottenere (e mantenere) la patente richiede disciplina (bisogna studiare i cartelli stradali, rispettare il codice della strada, assicurare la macchina,…), ma ciò ci regala in cambio la possibilità di andare dove si vuole.

Allo stesso modo, la disciplina nella nostra vita quotidiana –  a fronte di un po’ di fatica – ci porta grandi vantaggi.

Vi faccio solo alcuni esempi:

  • se quotidianamente ci prendiamo cura della nostra casa, anche se con poco ogni giorno, il fine settimana saremo più libere;
  • se ci dedichiamo regolarmente all’attività fisica, potremo dedicarci qualche sgarro senza sensi di colpa e senza danni per la nostra salute;
  • se segniamo sempre i nostri appuntamenti in agenda, avremo la mente più libera e non dimenticheremo nulla;
  • se in casa ogni membro della famiglia fa la sua parte, le giornate saranno più piacevoli per tutti e il clima domestico sarà più sereno.

 

“Taluni considerano la disciplina un peso. Per me, è una sorta di ordine che mi dà la libertà di volare”
Julie Andrews

Mai più abbuffate

Durante dicembre – mese di grandi abbuffate – ho trovato per caso un libricino che mi ha dato parecchi spunti di riflessione.

Il libro è “Never binge again”, che si può tradurre pressapoco con “Mai più abbuffate”.

never binge again

 

La bella notizia è che la versione Kindle su Amazon (per ora) è gratuita, la brutta che esiste solo in inglese.

Non potendo riportare qui tutto quello che spiega l’autore, riassumo semplificando.

Immaginate che la nostra mente sia costituita da 2 parti:

  • una razionale, che fa sempre le cose per bene. Sa cosa è giusto e sano per noi e ha la capacità di attendere le gratificazioni più lontane;
  • una irrazionale, grassa, pigra. Gli interessa solo mangiare e avere la soddisfazione immediata che il cibo (soprattutto quello spazzatura) sa offrire.

Il trucco per smettere di abbuffarsi, sta quindi nel riconoscere quando è questa seconda parte della nostra mente a parlare e ingabbiarla.

L’autore suggerisce di immaginare questa voce che dice “mangiamoci tutto il pacchetto di biscotti, dai”, come un maiale 🐖

Ogni volta che lo accontentiamo diventa più forte e ha sempre più potere su di noi.

Quando invece gli diciamo di no, lo richiudiamo nella sua gabbia e siamo noi ad avere la meglio su di lui.

Quello che mi piace di questo approccio, è il fatto che permette di identificare “esternamente” il colpevole (anche se è solo immaginario), in modo da

  • avere qualcuno contro cui combattere
  • non avere sensi di colpa, perché “io non sono il mio maiale”.

Prima avvertivo l’impulso di abbuffarmi e reagivo senza nemmeno pensarci su, in automatico.

Vedere invece il mio pensiero ossessivo come qualcosa di esterno mi dà il tempo di fermarmi un attimo, osservarlo da fuori e decidere intenzionalmente come reagire. I vecchi comportamenti automatici si interrompono e l’attenzione che pongo verso il maiale funge da freno tra l’impulso a mangiare e la risposta automatica non controllata.

Al mio maiale non interessa la mia salute, il mio benessere, la mia felicità. Lui vuole solo riempirsi di schifezze.

Ma lui non può prendersi il cibo da solo. Soltanto io glielo posso dare e io non gliene do più.

 

E se vi state domandando: “ma come faccio a capire quando è la mia parte buona che parla e quando invece è il maiale?”, ve lo spiego io nel prossimo articolo!! 😊