E qui arriviamo alle note dolenti.
Finora, le prime sezioni del Bullet Journal mi erano piaciute molto.
Il metodo prevede che si scrivano impegni, note e appuntamenti nel diario mensile (o – se si preferisce – settimanale) e poi, quotidianamente, che venga trascritti sul diario giornaliero.
Quindi, se oggi è il 1° aprile posso scrivere gli impegni del giorno sulla pagina del 1° aprile che ho creato la sera del 31 marzo. Ma se io ho un appuntamento – ad esempio – per il 15 aprile lo devo segnare sul calendario mensile e quando la sera del 14 aprile creerò la pagina del 15 aprile, ce lo scriverò dentro.
Di questo metodo mi piace l’idea di base: ogni sera, si costruisce una nuova giornata (cioè il giorno successivo). Mi sembra un ottimo modo per vivere intenzionalmente un giorno alla volta.
Non mi piace però tutto questo trasportare. Io – quotidianamente – ho molti impegni (anche perché mi segno veramente di tutto). Non mi ci stanno in nessun mensile (e nemmeno in nessun settimanale).
All’inizio – con il mio primo Bullet Journal – io ci avevo provato. Solo che veniva un calendario mensile stra-pieno, con tutto appiccicato e ogni volta era un lavoraccio spostare nel giornaliero.
Inoltre, secondo il metodo originale, nell’agenda giornaliera non ci sono le ore, ma solo i vari punti uno dopo l’altro. In questo modo non ho una chiara visione della mia giornata. Non mi rendo conto se è equilibrata. Cioè, non capisco se la mattina è tutta piena e il pomeriggio è vuoto per capirci.
Insomma, morale della favola, per gli appuntamenti e gli impegni quotidiani continuo a usare la mia agenda tradizionale, con i simboli scelti per il Bullet Journal!