L’effetto dotazione

Ho scoperto l'”effetto dotazione” leggendo il libro “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman.

pensieri lenti e veloci

Per spiegare questo effetto, l’autore fa l’esempio di un professore universitario, collezionista di bottiglie di vino.

Questo professore:

  • compra bottiglie solo se costano meno di 35 $
  • vende le sue bottiglie ad almeno 100 $ l’una.

Perché questa differenza di prezzo? Il professore non fa compra-vendita al fine di avere un ricavo economico!

Ecco cosa succede:

  • quando deve comprare la bottiglia decide quanto valore dà al piacere di procurarsela;
  • quando deve vendere decide quanto valore dà al suo dolore per dovervi rinunciare.

Ma noi esseri umani siamo così: se mettiamo su 2 piatti di una bilancia un piacere e il rispettivo dolore, il dolore ci pesa molto di più.

La conseguenza è che per noi un bene ha molto più valore una volta che è tra le nostre mani e fatichiamo a liberarcene.

Facciamo quindi molta attenzione prima di fare nuovi acquisti, perché rischiamo di essere vittime di questo effetto, senza più riuscire a liberarci delle cose inutili in casa nostra.

Fermarsi prima che sia troppo tardi

Nel suo libro Pensieri lenti e veloci (Saggi), Daniel Kahneman racconta di un esperimento fatto: se si chiede alle persone come è stata un’esperienza che hanno appena vissuto (piacevole o spiacevole?), la risposta sarà in gran parte influenzata da:

  • i momenti “di picco”: ossia momenti particolarmente piacevoli o particolarmente spiacevoli
  • il momento finale dell’esperienza.

Immaginate di trascorrere una vacanza magnifica, ma il giorno del rientro piove a dirotto, la compagnia aerea perde il vostro bagaglio e vostro figlio ha la febbre alta.

Se dopo una settimana un amico vi chiede com’è stata la vostra vacanza, voi avrete un ricordo peggiorato a causa dell’ultimo giorno, come se anche i giorni prima non fossero stati poi così meravigliosi.

Vi racconto di questo esperimento perché è utile da sapere quando riordiniamo la nostra casa: se lavoriamo finché siamo stanche morte avremo un peggiore ricordo della nostra esperienza e sarà più difficile che venga voglia di ripeterla.

È meglio dunque fermarsi prima, nel momento in cui si è soddisfatti del lavoro fatto ma prima di sentirsi esausti!

 

 

Quello che si vede è l’unica cosa che c’è?

Il nostro cervello è pigro: quando dispone di poche informazioni, lui salta alle conclusioni.

Siamo insensibili sia alla qualità che alla quantità di informazioni di cui disponiamo, perché siamo soggetti a una distorsione chiamata WYSIATI (“What you see is all there is” ossia “quello che si vede è l’unica cosa che c’è”).

Sarà successo anche a voi di esserne vittine: siete sole (a casa o al lavoro), lavorate come matte e quando finalmente vi sedete un attimo a riposare arriva vostro marito o un vostro collega che non ha visto tutto quello che avete fatto e che vi guarda (o commenta) come se ve ne foste state tutto il giorno sul divano. Che nervoso!

Vi parlo di questa distorsione – che ho scoperto nel libro “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman – perché penso sia fonte di molte discussioni in casa come in ufficio.

Quindi prima di giudicare, prima di pensare “ecco, io ho fatto un sacco di lavoro, mentre lui/lei non ha fatto nulla” fermiamoci un attimo a pensare se non ci sia qualcosa in più oltre a quello che abbiamo visto.

E se pensiamo di non essere abbastanza apprezzate per quello che facciamo? Prepariamo un elenco scritto di tutte le cose da fare, appendiamolo in bella vista la mattina e durante il giorno depenniamo le cose fatte. La sera tutti noteranno quante cose abbiamo fatto!! 😉

 

Il meno è più (lo dice anche la scienza)

Sto leggendo un libro, un po’ impegnativo, ma ricco di spunti di riflessione: “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman.

Lui è uno psicologo che ha approfondito in particolare un argomento: come funziona la nostra mente quando operiamo una scelta.

Nel suo libro racconta l’esperimento fatto da un altro psicologo, che aveva messo in vendita (all’asta) 2 serie di figurine:

  1. la prima serie era composta da 10 figurine di grande valore
  2. la seconda serie era composta da 10 figurine di grande valore + 3 figurine di valore medio.

Vedendo le 2 opzioni una vicina all’altra, e potendo dunque fare una scelta razionale, a noi sembra ovvio che la seconda serie – anche se di poco – vale di più, giusto?

Invece, gli acquirenti dell’esperimento potevano vedere solo una serie o l’altra, senza poter fare un paragone.

Il risultato fu che i partecipanti alla ricerca erano disposti a pagare molto di più per la prima serie di figurine!!!

È un risultato paradossale.

Perché succede? Secondo gli psicologi è perché – davanti a un insieme che contiene più cose – la nostra mente fa la media e non la somma!! Quindi, le 3 figurine della seconda serie – avendo un valore mediocre – abbassano il valore dell’intera serie, nonostante siano in più.

Anche la psicologia conferma che il meno è più, quando quel “meno” è di qualità!

Vale anche per la nostra quotidianità: un armadio con 10 abiti che ci piacciono ci fa stare meglio di un armadio con gli stessi 10 abiti più tanti altri che per noi hanno poco valore.

E ora che abbiamo le prove scientifiche, non abbiamo più scuse 😉 .