Perché ci riempiamo di impegni

Sembra paradossale, ma prendersi tanti impegni è la scelta più semplice.

Ce lo spiega Tony Crabbe nel suo libro Organizza al meglio la tua vita. Come ottenere migliori risultati nella gestione degli impegni quotidiani.

Immaginiamo, per esempio, che ci vengano proposte 5 nuove attività (fare volontariato in un’associazione, iscriversi a un corso di spagnolo, partecipare a un torneo di scacchi, ecc.) :

  • possiamo chiederci “mi piace?” per ciascun impegno –> la risposta sarà di tipo sì o no per ciascuna attività;
  • oppure possiamo chiederci “quale impegno scelgo fra questi?” –> la risposta implica la necessità di un confronto tra le 5 attività.

Il primo modo di valutare la questione è meno faticoso, perché non richiede la valutazione dei pro e dei contro di ciascun impegno.

Se ci fermiamo al primo tipo di domanda, diremo di sì molto più spesso di quello che dovremmo perché:

  • non ci fermiamo a pensare le conseguenze del nostro “sì”, ad esempio il fatto che il nuovo impegno preso potrebbe risucchiarci troppa energia e non lasciarci tempo per i successivi;
  • ci sembra sempre di perdere chissà quale fantastica opportunità se diciamo di no.

Come dice Crabbe invece “dobbiamo accettare non solo che non possiamo fare tutto, ma anche che non dovremmo”.

Ogni volta che ci si presenta una nuova attività, non limitiamoci a pensare “mi piace o non mi piace?”; piuttosto, valutiamo attentamente qual è l’impatto che questo nuovo impegno avrà sulle nostre giornate.

La differenza è sottile, ma fondamentale.

Scegliere e selezionare

Per millenni abbiamo vissuto in un mondo di risorse scarse.

Tuttavia, negli ultimi decenni i limiti posti dall’ambiente che ci circonda sono stati rimossi: beni materiali, informazioni e stimoli sono ovunque.

Il paradosso – secondo Tony Crabbe nel suo libro Organizza al meglio la tua vita (eNewton Manuali e Guide) – è che ci stiamo comportando ancora come se vivessimo nella scarsità.

Diciamo di sì, arraffiamo e consumiamo tutto ciò che possiamo. Sembra quasi che abbiamo paura di rimanere senza: oggetti, informazioni, impegni,…

La mente umana però non è programmata per reggere questo sovraccarico.

È quindi necessario mettere un freno all’eccesso e sviluppare una cultura dell’abbastanza. Abbiamo sempre a portata di mano di tutto, per ogni possibile esigenza futura: evitiamo quindi di portarci in giro sulle spalle inutili fardelli!

Anche se dire di sì in molti casi è molto più semplice di no, facciamo attenzione a ciò che entra nella nostra vita e impariamo a fare maggiore selezione.

 

I nostri 3 secondi più preziosi

In rete ho trovato una storia – risalente in realtà al 2007 – che mi ha fatto riflettere.

La storia è quella di un signore che si è posizionato in una stazione della metropolitana di Washington DC, suonando il suo violino per 43 minuti.

Circa 1.000 persone l’hanno sentito suonare, ma soltanto in 6 si sono fermati ad ascoltare la sua musica (di cui un bambino di 3 anni e una signora che alla fine si è fermata a parlare con lui). Altre 20 persone gli hanno lasciato un’offerta, ma senza nemmeno rallentare.

Alla fine, ha guadagnato circa 32 dollari.

Questo signore era Joshua Bell, uno dei più talentuosi violinisti esistenti al mondo. Alla metro di Washington si è esibito con i brani più complessi di Bach e Schubert, utilizzando un violino che vale 3,5 milioni di dollari.

Soltanto 2 giorni prima aveva riempito il teatro di Boston, per un incasso totale di 270.000 dollari.

Quello che ci fa capire questa storia è che se non è il posto giusto, se non è il momento giusto, troppo spesso ci lasciamo sfuggire le cose belle:

  • aspettiamo il fine settimana per trascorrere del tempo con i nostri bambini
  • ci limitiamo a notare la maestosità di un panorama soltanto se siamo in una rinomata località turistica
  • mangiamo di fretta, senza nemmeno sentire i sapori, se non siamo al ristorante
  • ecc.

Tony Crabbe – nel suo libro Organizza al meglio la tua vita – spiega che il presente dura soltanto 3 secondi (tutto ciò che è al di fuori di questi 3 secondi appartiene al passato o al futuro).

Ma noi sappiamo davvero apprezzare questi 3 secondi di presente? O viviamo perennemente con la testa in un altro luogo, in un altro momento, in un’altra situazione?

Vi lascio il video dell’esibizione di Bell: voi vi sareste fermate?

A me verrebbe da dire di sì, ma forse è troppo facile rispondere così conoscendone già la storia ❤️‍

Nel dolce far nulla

Fare delle pause è importante non solo per ricaricare le energie, ma anche per entrare in contatto con noi stessi.

Invece – in nome della produttività massima – sembra che dobbiamo occupare ogni secondo con qualche attività: controlliamo il telefono in fila alla cassa, sfogliamo una rivista in sala d’attesa, ascoltiamo musica in treno, ecc.

Siamo sempre di corsa e non ci fermiamo mai nemmeno un attimo a pensare, a ragionare, a volare con la fantasia.

Eppure, in momenti di “vuoto” e di noia il nostro cervello avrebbe modo di lavorare tantissimo, elaborando quanto ci è successo e dando un senso alle nostre esperienze (è la c.d. “rete di default”).

Solo così possiamo capire il meglio il mondo che ci circonda e soprattutto capire meglio noi stessi, costruendo le nostre opinioni e il nostro bagaglio di saggezza.

“Gli stimoli e il consumo dei media sono come una gomma da masticare: ci tengono occupati ma offrono poco. La rete di default è come il sistema digestivo: assolutamente essenziale per permettere al cibo di essere assimilato, per permettere la nostra crescita.”

Organizza al meglio la tua vita di Tony Crabbe

Quindi non sentiamoci in colpa se non riempiamo ogni attimo della nostra giornata: servirà a farci capire meglio il percorso di vita che abbiamo fatto finora e – soprattutto – a mostrarci dove vogliamo arrivare.

 

La mia lotta contro il disordine

È nella mia natura essere una persona disordinata.

Allo stesso tempo però non mi piace vedere disordine in casa. E quindi è una continua lotta tra la me stessa che vuole una casa bella e in ordine e la me stessa pigra che non ha voglia di rimettere al suo posto una cosa dopo averla usata.

In questi ultimi anni però ho scoperto di avere degli assi nella manica nell’eterna lotta contro il disordine:

  • una buona organizzazione: in casa, ogni cosa deve avere il proprio posto e deve essere comoda da riporre;
  • space clearing: se si possiedono pochi oggetti è più facile tenere la casa in ordine;
  • tornare subito in sella dopo una brutta caduta: ci sono giorni in cui – complici la fretta e la stanchezza – lascio tutto in giro. Il problema è che il disordine chiama altro disordine e in breve tempo la casa si trasforma in un disastro. Quello che ho capito è che è necessario riprendere subito in mano le redini della situazione prima che sia troppo tardi.

Quindi, se anche voi come me avete deciso di cambiare e di diventare più ordinate ricordatevi che:

“Il fattore che determinerà i vostri successi a lungo termine non è il fatto di essere o meno fedeli al 100 percento al vostro piano di cambiamento, ma quanto velocemente e con quanta tenacia sarete tornati in sella dopo una brutta caduta.”

Organizza al meglio la tua vita di Tony Crabbe